Pos. | Pilota | Copilota | Marca | Modello | Tempo | |
1950 | 1º | Hershel McGriff | Ray Elliott | Oldsmobile | 88-V8-5.0 | 27h 34' 25" |
2º | Thomas Deal | Sam Cresap | Cadillac | 62-V8-5.4 | 27h 35' 41" | |
3º | Al Rogers | Ralph Rogers | Cadillac | 62-V8-5.4 | 27h 55' 39" | |
1951 | 1º | Piero Taruffi | Luigi Chinetti | Ferrari | 212 Inter Vignale | 21h 57' 52" |
2º | Alberto Ascari | Gigi Villoresi | Ferrari | 212 Inter Vignale | 22h 05' 56" | |
3º | Edwards Sterling | "Sandidge" | Chrysler | Saratoga V8-5.4 | 22h 13' 46" | |
1952 | 1º | Karl Kling | Hans Klenk | Mercedes-Benz | 300 SL | 18h 51' 19" |
2º | Hermann Lang | Erwin Grupp | Mercedes-Benz | 300 SL | 19h 26' 30" | |
3º | Luigi Chinetti | Jean Lucas | Ferrari | 340 Mexico Vignale Berlinetta | 19h 32' 45" | |
1953 | 1º | Juan Manuel Fangio | - | Lancia | D24 | 18h 11' 00" |
2º | Piero Taruffi | - | Lancia | D24 | 18h 18' 51" | |
3º | Eugenio Castellotti | - | Lancia | D23 | 18h 24' 52" | |
1954 | 1º | Umberto Maglioli | - | Ferrari | 375 Plus Pininfarina | 17h 40' 26" |
2º | Phil Hill | - | Ferrari | 375 MM Vignale | 18h 04' 50" | |
3º | Hans Hermann | - | Porsche | 550 Spyder | 19h 32' 33" |
La Carrera Panamericana, anche nota come Carrera Messicana o "Carrera Mexico", era una corsa internazionale automobilistica, su percorso stradale, svoltasi in Messico dal 1950 al 1954. Il tracciato di gara congiungeva idealmente il confine statunitense con quello guatemalteco e si sviluppava per oltre 3.000 km, attraversando l'intero territorio messicano.
Le cinque edizioni disputate bastarono a farne una competizione epica, a livello della Mille Miglia o della Targa Florio. La lunghezza e l'estrema pericolosità del percorso, le condizioni proibitive delle strade e la partecipazione agguerrita delle maggiori case automobilistiche del vecchio e del nuovocontinente, contribuirono a sollevare un'eco mondiale sulla manifestazione sportiva, seguitissima dal pubblico americano ed europeo.
La Carrera Panamericana nacque da un'iniziativa del Governo Messicano, su istanza di alcuni importatori locali di automobili statunitensi, per celebrare la conclusione dei lavori del tratto messicano della strada Panamericana.
Da parte governativa vi era l'interesse ad avviare un traffico turistico dalla ricca frontiera del nord, oltre che rinnovare la collaborazione con le industrie nordamericane, piuttosto in crisi dopo il forte rientro di capitali esteri, avvenuto al termine della seconda guerra mondiale.
Da parte delle case costruttrici americane, rappresentava una buona occasione per pubblicizzare i propri prodotti nell'America Latina, culturalmente e tecnologicamente molto legata ai Paesi europei.
Il tracciato scelto era in buona parte costituito dalla ruta panamericana, da cui prende il nome la gara. Nelle prime due edizioni la corsa si svolse da norda sud e, nelle ultime tre, da sud a nord, tra le città di Tuxtla Gutiérrez e Ciudad Juárez, facendo tappa a Oaxaca, Puebla, Città del Messico, León,Durango, Parral e Chihuahua. La durata delle gare variò da quattro a sei giorni, secondo l'anno di svolgimento. Il tempo di completamento della corsa, dalle 24 ore e 34 minuti del primo vincitore, si ridusse alle 17 ore e 40 minuti dell'ultimo. Ciò fu reso possibile, oltre ai meriti di macchine e piloti, alla continua opera di asfaltatura di nuovi tratti, sino a raggiungere la totale pavimentazione in bitume del percorso, completata poco prima della penultima edizione.
Nonostante l'enorme visibilità internazionale procurata dalla "Carrera Panamericana" allo Stato Messicano, il Governo Federale decise di cancellare la manifestazione, con la motivazione ufficiale di porre fine ai numerosi incidenti, spesso mortali, che avevano puntualmente funestato tutte le edizioni, causando 27 morti tra piloti e spettatori. La decisione venne comunicata nell'estate del 1955, sull'onda della generale commozione per le oltre ottanta vittime dello spaventoso incidente occorso il 12 giugno durante la 24 ore di Le Mans di quell'anno.
Alle case che avevano in preparazione la "VI Carrera", non restò che sospendere i programmi: la Lancia D25, appositamente realizzata per la gara messicana del 1955, passò direttamente dall'officina al museo, dove tuttora è conservata.
Tale inatteso veto provocò una forte coda polemica sulla stampa europea dell'epoca che accusò, neppure troppo velatamente, le Autorità messicane di aver ceduto alle pressioni delle grandi case automobilistiche statunitensi che, da quella gara, subivano un forte danno d'immagine per la scarsità dei risultati ottenuti.
A partire dal 1988, sul medesimo percorso, viene organizzata una manifestazione rievocativa denominata "La Carrera Panamericana", consistente in una gara di regolarità aperta a vetture d'epoca di varie classi e partecipata principalmente dal jet-set statunitense ed internazionale. Tra i concorrenti celebri, Clay Regazzoni, Mark Knopfler, Nick Mason e David Gilmour.
I Carrera Panamericana del 1950 [modifica]
Nella prima edizione era stato posto il limite d'iscrizione alle sole vetture che avessero già superato i 500 esemplari prodotti. La norma ebbe l'effetto pratico di escludere in massa le case europee che, comprensibilmente, non potevano avere in produzione un modello sportivo di quella tiratura.
A sorpresa si presentò l'Alfa Romeo, rinfrescando due obsolete "6C 2500"; un modello che, grazie alla produzione anteguerra, poteva vantare il numero di esemplari necessario.
Poche ore prima della partenza, l'improvviso giungere della squadra italiana, iscrittasi sotto le insegne dell'Automobile Club d'Italia, sollevò la generale protesta dei partecipanti statunitensi che minacciarono di ritirarsi se non fosse stata squalificata l'Alfa Romeo, accusata di aver presentato un modello del 1937, ma aggiornato nel 1950 e, quindi, non legittimato da 500 esemplari già prodotti per quella versione.
La richiesta venne respinta, anche per il fatto che le pur aggiornate Alfa, avevano la metà della cilindrata e della potenza delle moderne vetture americane. La gara fu vinta da una Oldsmobile seguita da due Cadillac, ma gli ottimi risultati raggiunti dall'Alfa Romeo, 4ª con Taruffi/Ceroli e 8ª conBonetto/Bonini, oltre alla 12ª posizione conquistata dal terzo equipaggio europeo dei francesi Trévoux/Mariotti su Delahaye 175 S, dimostrarono che gli iniziali timori paventati dai concorrenti del nuovo mondo non erano del tutto infondati.
La gara riscontrò una partecipazione, anche di piloti privati, che superava le più rosee previsioni, ma si dimostrò particolarmente selettiva o, addirittura, impossibile da portare a termine senza il supporto di una squadra tecnica d'appoggio che provvedesse alla manutenzione delle macchine tra una tappa e l'altra. Dei 123 equipaggi partiti, solamente 47 riuscirono a qualificarsi.
II Carrera Panamericana del 1951 [modifica]
La decisione di togliere il limite dei 500 esemplari prodotti per le automobili partecipanti, colse di sorpresa tutti i costruttori europei, nessuno dei quali aveva incluso la "Carrera" nel calendario delle manifestazioni sportive alle quali partecipare; né era pensabile organizzare una trasferta transoceanica senza un'adeguata preparazione. Tutti, tranne la Ferrari, al tempo piccola e neonata casa automobilistica, sorretta da forti ambizioni e da un proprietario di grande esperienza nelle competizioni.
Dopo essersi assicurato la presenza del "reduce" Taruffi, Enzo Ferrari preparò un paio di "212 Inter" e le inviò in Messico, accompagnate da un quartetto di piloti d'eccezione composto, oltre da Taruffi, da Ascari, Chinetti e Villoresi. La trasferta venne favorita dall'aiuto del "Centro Sportivo Italiano", un'associazione del mondo cattolico che, in quegli anni, guardava con estremo interesse alle competizioni sportive, come primario mezzo dellacomunicazione di massa.
Alla partenza si presentano 91 equipaggi, rappresentanti le maggiori case automobilistiche americane, come Oldsmobile, Mercury, Chrysler, Cadillac,Hudson, Packard, Lincoln e Studebaker. Giungeranno al traguardo 37 vetture. La prima è la Ferrari 212 Inter Vignale Coupé di Taruffi/Chinetti, seguita da quella di Ascari/Villoresi e dalla Chrysler Saratoga di Sterling/Sandidge.
Occorre aggiungere, alle presenze europee, il francese Louis Chiron su Delahaye 175S e Felice Bonetto su Lancia Aurelia B20, entrambi ritiratisi per guasti, oltre ad una singolare coppia di giovani e benestanti coniugi, Carlos e Teresita Panini, di probabile origini italiche. Entusiasmati dalle gesta di Taruffi nella precedente "Carrera", durante il viaggio di nozze a Roma avevano deciso di acquistare un'Alfa Romeo 6C-2500 (targata "Roma 153150") per schierarsi alla partenza. Carlos perì e la moglie rimase ferita in un incidente di gara provocato dal giovanissimo Bobby Unser (all'epoca solo diciassettenne), in seguito squalificato per non essersi fermato a prestare soccorso.
Curiosamente, il co-pilota dell'equipaggio classificatosi 3º si iscrisse con lo pseudonimo di "Sandidge", prendendo spunto dal personaggio di "Pete Sandidge", interpretato da Spencer Tracy nelfilm "Joe il pilota" del 1943. La vera identità di "Sandidge" è tuttora sconosciuta.
III Carrera Panamericana del 1952
Per evitare le precedenti polemiche, oltre alla classifica assoluta, nella terza edizione vengono create due differenti categorie di partecipazione: la "Sport" e la "Turismo".
La presenza delle case europee diviene più corposa. Oltre alle marche americane, Ferrari, Lancia, Mercedes-Benz, Porsche, Gordini e Jaguar figurano tra le automobili in gara. Ma è la Mercedes a mettere in campo la migliore sintesi tra macchine, piloti ed organizzazione di assistenza.
Pur schierando piloti e mezzi di alto livello tecnico, la tipologia organizzativa semi-ufficiale delle altre case nulla potrà contro le regolari e ben supportate300 SL di Kling/Klenk e Lang/Grupp che si classificarono, rispettivamente, al 1º e 2º posto.
Terza la potentissima Ferrari 340 Mexico Vignale Berlinetta di Chinetti/Lucas, unica sopravvissuta dello "squadrone" messo in campo dalla casa di Maranello, falcidiato da un'incredibile serie di incidenti, guasti e intoppi vari che misero fuori gioco le "340" di Ascari/Scotuzzi, Villoresi/Cassani e Taruffi, oltre alla "250 S" diBracco/Bronzoni. Una debacle causata dalla palese insufficienza organizzativa della scuderia italiana.
Significativo, invece, il quarto posto assoluto conquistato dall'anziana Lancia Aurelia B20, dotata di compressore e magistralmente condotta da Maglioli/Bornigia.
Occorre registrare la consueta ecatombe per guasti e incidenti tra i 95 equipaggi iscritti, dei quali solo 39 riusciranno a qualificarsi.
Particolarmente bizzarro l'incidente occorso ai vincitori Kling/Klenk. Mentre erano in testa alla gara, procedendo alla velocità di oltre 200 km/h, la loro Mercedes venne in collisione con un grosso avvoltoio che sfondò il parabrezza ed entrò in cabina colpendo il co-pilota. L'equipaggio continuò, stoicamente, la gare per i 70 km restanti all'arrivo di tappa, dove l'assistenza Mercedes provvide a medicare Klenk, sostituire il parabrezza e saldare sette barre metalliche verticali, esterne al parabrezza, ad ed evitare futuri inconvenienti similari.
IV Carrera Panamericana del 1953 [modifica]
Dalla 4ª edizione la "Carrera" viene inserita nel neonato Campionato mondiale per vetture Sport e questo anima maggiormente lo scontro frontale tra due colossi dell'automobilismo sportivo: Ferrari e Lancia. È, soprattutto, il confronto tra due filosofie sportive dell'automobilismo. Il 1953 è l'anno in cui le grandi classiche "Targa Florio" e "Mille Miglia" sono conquistate dalle Lancia, che si presenta alla "Carrera" con uno spiegamento di forze notevole. Trenta addetti tra meccanici e assistenti, oltre ad una officina mobile su "Esatau" appositamente carrozzato.
I lavori di asfaltatura dell'intero tragitto erano stati finalmente completati e la Ferrari schierò le potentissime 375 MM, dieci quintali di massa spinti da un poderoso motore di 4,5 L, a 12 cilindri, che eroga 340 CV. Diversa la strategia del reparto corse Lancia che mise in campo le "D24", dotate di unesacilindrico a V stretto di 3,1 L che eroga 230 CV, ma con un peso inferiore ai 750 kg.
Sin dalla prima tappa, a tutti i concorrenti fu subito chiaro che la lotta per le prime posizioni era una questione che riguardava le agili Lancia e le potenti Ferrari.
Il compendio finale incoronò vincitore Juan Manuel Fangio, a bordo della Lancia D24, che aveva condotto una gara molto regolare, pur senza aver vinto alcuna tappa. Secondo Taruffi, vincitore di tre tappe, e terzo Eugenio Castellotti alla guida di una "D23". La quarta posizione venne occupata da Guido Mancini sulla Ferrari 375 MM, con oltre un'ora di distacco. Solo 6º il compagno di squadra Umberto Maglioli, autore di una prestazione superba, con tre vittorie di tappa, purtroppo costellata da mille inconvenienti, tra i quali lo sganciamento di una delle ruote posteriori, mentre viaggiava in rettilineo ad oltre 300 km/h.
Gianni Lancia, intervenuto personalmente a dirigere la spedizione in terra messicana, decise che durante l'ultima tappa, anche considerato il notevole vantaggio accumulato, sulle prime tre vetture in testa salisse a bordo un meccanico, allo scopo di intervenire prontamente in caso di guasti di facile soluzione.
Il trionfo delle Lancia fu completo e indiscutibile, ma la soddisfazione di tecnici e piloti per la vittoria conseguita subì l'amarezza per la perdita del compagno di squadra Felice Bonetto, schiantatosi con la sua "D24" nei pressi di Silao, sul tratto che congiunge Città del Messico a Leòn, quando era in testa alla gara. Nel medesimo incidente venne coinvolta anche la vettura di Taruffi, che raggiungerà il traguardo di Leòn con pesante ritardo, a causa di una sospensione anteriore danneggiata. Lo sfortunato Bonetto spirò senza ricevere assistenza medica, in quanto l'ambulanzavenne bloccata ad un incrocio da un militare che, nonostante le proteste, fece rispettare la consegna ricevuta di impedire l'attraversamento del percorso durante la gara.
Il percorso di 3.077 km viene coperto alla velocità media di 169,221 km/h dal primo dei 60 classificati, su 172 concorrenti partiti.
V Carrera Panamericana del 1954
Sulla quinta ed ultima edizione della "Carrera" pesò l'assenza della squadra Lancia, ma anche l'arrivo in forze della Porsche, con le sue agili 550 Spyder.
Gli alfieri della Ferrari erano molti e, almeno ufficialmente, tutti privati. In effetti l'assistenza alle varie "375" e "250" schierate, verrà fornita dalla compagnia petrolifera "1-2-3" che sponsorizzava le macchine di Maranello.
Due i piloti che si contesero la vittoria: l'asso statunitense Phil Hill che conduceva la "375 MM" carrozzata da Vignale, e Umberto Maglioli a bordo della "375 Plus", realizzata da Pininfarina e dotata di un enorme serbatoio supplementare, allo scopo di far fronte ai forti consumi della Ferrari nelle tappe più lunghe.
Opaca la prova dell'Alfa Romeo che schierò cinque equipaggi a bordo di altrettante 1900 TI, poco adatte alla gara per potenza e peso, che riuscirono a cogliere un 15º posto assoluto con la coppia Senesi/Cagna, oltre al 1º, 2º e 3º posto di categoria.
Eccellente, invece, la gara delle Porsche che conquistarono il 3º posto assoluto con Hans Hermann, occupando anche l'intero podio della propria categoria. In ricordo di questo risultato, alcuni allestimenti particolarmente sportivi delle vetture Porsche verranno chiamati "Carrera".
La vittoria arrise a Maglioli che tagliò il traguardo, dopo aver vinto cinque delle otto tappe, mantenendo una velocità media di 173,692 km/h sui 3.069,808 km del percorso. Secondo assoluto Phil Hill che aveva dato battaglia al compagno di marca, aggiudicandosi le restanti tre tappe.
Infine, pur caratterizzata da una miriade di incidenti e guasti, occorre registrare che all'ultima edizione della "Carrera" riuscirono a raggiungere il traguardo ben 85 vetture, ovvero oltre la metà delle 150 partite; un risultato unico nella storia della corsa messicana.
Carlos Panini was a wealthy Mexican businessman of Italian origin, from Mosio di Acquanegra sul Chiese in the province of Mantova in Lombardia region. He is credited with being the first pilot to fly a light plane around the world. In 1927 he had established Mexico's first scheduled airline, which he had sold shortly prior to the race as he was planning to retire.
He was a motorsport enthusiast and participated in numerous competitions.
Panini died when his car crashed during the 1951 Carrera Panamericana on the second stage from Oaxaca to Puebla.[1] Although the registered driver for the race was Carlos' daughter Teresa (Teresita), he was at the wheel of car, despite the fact that he did not have a valid license and was in ill health. The accident happened when 15 year old Bobby Unser was trying to overtake Panini who was travelling at a lower speed and blocked the American for a long stretch. After several attempts, Unser made his move but Panini tried too late to block him, resulting in the two cars bumping one another. Unser nearly went off a sheer cliff but was skilled enough to control his Jaguar, while Panini's Alfa Romeo went straight into a wall, killing the driver instantly. Unser did not stop for fear of being disqualified from the race as the rules explicitly forbade it. Later, Ricardo Ramirez of Mexico City abandoned the race to rush the Paninis to a hospital in Puebla. Teresa Panini survived the accident with minor injuries.[2]
Press reaction to his death was strong in condemning the race as his was a part of a series of prominent deaths that year. At the time of his death newspapers gave his age as 54, but one states his age as 48.
Felice Bonetto (Manerbio, 9 giugno 1903 – Silao de la Victoria, 21 novembre 1953) è stato un pilota automobilistico italiano.
Per quanto riguarda la Formula 1 ha debuttato con la Maserati al Gran Premio di Svizzera del 1950 ed ha conquistato in carriera un totale di 17,5 punti.
Ben diverso il discorso delle competizioni automobilistiche destinate alle vetture a ruote coperte: nel suo palmares spiccano infatti la vittoria alla Targa Florio del 1952, due secondi posti alla Mille Miglia nel 1949 su Ferrari e nel 1953 con la Lancia.
L'ultima vittoria l'ottenne durante la VI edizione della Bologna - Passo della Raticosa, il 27 settembre 1953 a bordo della Lancia D24.
Due mesi dopo, durante la IV Carrera Panamericana, alla quale partecipa con i compagni di squadra Piero Taruffi, Eugenio Castellotti, Juan Manuel Fangio e Giovanni Bracco, dopo essere in testa alla classifica provvisoria con un 1º posto e due seconde posizioni di tappa, Felice Bonetto rimase vittima di un grave incidente in Silao de la Victoria in Messico, dove morì il 21 novembre 1953. È sepolto nella sezione italiana del cimitero di Dolores, nella Città del Messico.